In questo momento sono nella mia camera nell’ostello di Ulanbataar, in Mongolia. Siamo arrivati qui due giorni fa, il 10 mattina all’alba e dalla stazione centrale della città ci siamo diretti a un centinaio di km a sud della città per pernottare in un tipico campo nomadi mongolo, ger. Arrivare è stato abbastanza complicato perché non ci sono strade asfaltate, ma solo strade bianche o sentieri in mezzo alla steppa. Il nostro autista, a differenza dei russi, era molto accorto. Inoltre non c’erano burroni, quindi a parte il disagio, nessuna paura.
Lasciata Ulanbataar si è aperta una distesa sterminata di pianure delimitate da colline dalle pendici dolci, tutto ricoperto da esclusivamente erba gialla e quasi secca e sabbia. Questo è il panorama che ha caratterizzato la nostra visuale fino al giorno successivo.
È stata un’esperienza interessante perché abbiamo pernottato proprio in una tipica abitazione di un nomade mongolo. Intorno a noi, in lontananza, c’erano altri ger, dove le persone allevano cavalli. Intorno a noi c’erano mucche e un gregge di pecore che ogni tanto passava di li. Tutto il resto era un silenzio bellissimo e remoto e calma.
Abbiamo fatto delle escursioni un po’ da soli e un po’ con la nostra guida, siamo andati anche a cavallo per un’oretta. Io e Leo non eravamo del tutto autonomi perché non siamo capaci di andare a cavallo per dirla tutta, ma è stato un modo diverso di apprezzare la natura.
La particolarità dei cavalli mongoli, che li rende più difficili da portare, è che sono semi selvatici. Durante il giorno pascolano vicino il campo e vengono catturati dai padroni, ma la notte sono liberi.
Siamo anche andati a visitare una famiglia che abita in un ger poco distante dal nostro e vi posso assicurare che loro vivono proprio in quelle tende. L’interno è molto spartano, ma accogliente e raccolto. Ci hanno offerto anche una particolarità del posto: latte di cavalla fermentato. Immagino che abbiate storto il naso, ma sarebbe stato proprio scortese rifiutare, quindi lo abbiamo assaggiato. Ha un sapore molto asprigno, sembrava quasi vino e non aveva assolutamente l’acidita’ del latte di mucca, che per me è un aspetto molto positivo. Certo, con il cornetto alla crema non ci sta proprio bene. La tazzona che ci hanno offerto non l’abbiamo finita tutta, a me facevano un po’ impressione delle macchioline strane ed ero terrorizzata dalla possibilità di stare male. Ma alla fine tutto bene.
Questo latte di capra fermentato rappresenta la principale fonte di sostentamento per i nomadi in estate, mentre in inverno si cibano di carne. Questa famiglia starà nella zona dove siamo andati a trovarli noi ancora fino ad ottobre, poi si sosteranno seguendo i pascoli in un’altra parte. Si spostano quattro volte l’anno.
L’esperienza nel ger è già finita e ora siamo tornati nella caotica, rumorosa, trafficata, polverosa Ulanbataar. Domani cercheremo di vedere alcuni dei posti principali, tra cui un monastero buddista.
Nonostante questi due giorni abbia fatto abbastanza caldo, la temperatura era intorno ai 25 gradi, domani farà molto freddo, intorno agli 8 gradi. Maglietta termica di nuovo.
A prestissimo
Eli