Il 17 settembre, io e Leo dopo una colazione velocissima ma sostanziosa, siamo partiti alla conquista della muraglia che circonda Pechino. Il tratto che abbiamo deciso di percorrere è stato quello di Mutianyu che secondo la descrizione del tour era quello meno ripido e soprattutto meno commerciale. Il tratto di Badaling che è considerato la Mecca della muraglia per i cinesi, è disseminato da venditori ambulanti che rendono l’esperienza meno godibile. Sicuramente a Mutianyu non c’erano molti venditori, riguardo la pendenza, se questo era meno ripido, non oso pensare come sono gli altri. Ma procediamo con ordine.
La nostra guida ci ha portati al villaggio di Mutianyu, proprio a valle delle montagne su cui è stato costruito il muro. Da questo punto in poi si poteva procedere a piedi al muro o prendere la seggiovia. La guida ci ha consigliato di prendere la seggiovia e arrivare direttamente al muro per conservare le forze. Semplice no? No, non così semplice, almeno per me. La seggiovia non è di quelle cabinate, ma di quelle dove ti siedi al volo, aperte. Mi ci hanno buttato sopra ed è stato tutto talmente veloce che non ho potuto oppormi. Cinque minuti dopo di esercizi di respirazione, tre foto fatte ad occhi chiusi (solo per voi), siamo arrivati in cima alla muraglia. Si partiva dalla torre di guardia n° 6 e si poteva arrivare alla n° 23. Noi in un’ora e mezza siamo arrivati alla torre n° 17. E vi posso assicurare che non è stato per nulla facile. La muraglia segue proprio il bordo delle montagne sulle quali è stata costruita, quindi ci sono salite e discese molto ripide. Certi tratti sono ricoperti di scalini piccolissimi, altri possono essere alti anche mezzo metro.
La visuale in compenso era mozzafiato. Nonostante ci fosse un po’ di foschia, si poteva vedere la valle, le montagne circostanti, ma soprattutto la muraglia stessa che si snodava tra i monti e creava un merletto murato tra le fronde della foresta.
Il ritorno è stato faticosissimo, le mie gambe non reggevano tanto (Non ricordo quanti km abbiamo fatto), ma siamo stati premiati. Dalla torre di guardia n° 6, infatti, potevamo scegliere se scendere con la seggiovia (non ci pensavo proprio) oppure con una specie di slittino che correva su un percorso che arrivava fino a valle, tipo bob, con l’unica differenza che noi potevamo regolare la velocità. Ovviamente io e Leo siamo andati per questa opzione ed è stato divertentissimo.
Percorrere un pezzo di grande muraglia è stato veramente il punto culminante del nostro viaggio, il momento simbolo che forse stavamo aspettando da Mosca. E’ una costruzione incredibilmente complessa, maestosa, ma soprattutto ambiziosa. Sicuramente rappresenta il potere e la forza economica di un impero ricchissimo. Nonostante questo però, è difficile non vedere nel tentativo di costruire una barriera artificiale, sopra quella naturale rappresentata dalla catena montuosa il timore per la forza dei loro vicini, soprattutto i mongoli. Per questo forse anche loro hanno ragione quando dicono che la grande muraglia è proprio il simbolo del timore che incutevano.
Mentre io e Leo eravamo impegnati in questa impresa, dall’altra parte del mondo, esattamente in Sardegna a Nuoro, il piccolo Diego ha deciso che non voleva stare più nella pancina della sua mamma e cogliendo tutti alla sprovvista è nato proprio il 17. Da questo momento in poi anche il resto del nostro viaggio ha acquistato un significato nuovo e Pechino è diventata ancora più bella! Ben venuto al mondo piccolo patato di zia.
I giorni seguenti sono trascorsi oziosamente tra alcuni dei più bei parchi di Pechino, passeggiate in alcune delle viuzze più popolate della città e mercatini notturni, tra ravioli al vapore e spiedini di scorpioni (già vi dico che non ne abbiamo assaggiato).
e mentre voi stavate dall’altra parte del mondo.. tra una contrazione e l’altra pensavo a come avvisarvi senza farvi prendere qualche infarto

Grazie zietti, i vostri sono stati gli auguri di buona vita più lontani di tutti